Habitat è il titolo, chiaramente evocativo, della sezione con cui il Festival dei Popoli di Firenze, giunto alla sua 62esima edizione, vuole avviare una riflessione sulla nostra relazione con la terra e sulla sfida climatica.
Cinque i titoli in anteprima italiana, presentati in sala in occasione del festival, dal 20 al 28 novembre, con cui gli organizzatori lanciano la proposta di un cinema del futuro, animato dalla vocazione di raccontare l’ecosostenibilità e l’ambiente in cui viviamo.
Si conferma, così, anche a Firenze, l’onda verde che sta attraversando la proposta festivaliera italiana. Un bel segnale di attenzione e di rottura con il passato che vedeva il tema confinato in pochi eventi tematici.
Ecco i titoli del Festival dei Popoli: “Beyond the River Banks”, di Riccardo De Cal, accompagna lungo tempi e ricordi, raccontando storie tra il sacro e profano, del fiume Piave, dalla guerra mondiale al disastro del Vajont; “Composer les Mondes”, di Eliza Levy, dedica lo sguardo all’antropologo Philippe Descola, scopritore di un nuovo modo di vivere; “Holgut”, di Liesbeth De Ceulaer, racconta una spedizione di yacutiani in Siberia, dove gli effetti dello scioglimento del permafrost sono già visibili. Anche “Stray Ducks”, di Bruno Chouinard, segue il fenomeno atteso e inevitabile che colpisce i ghiacciai, ma in Groenlandia, alla ricerca di novanta papere di gomma, usate nientemeno che dalla NASA. Chiude “The Bubble”, di Valerie Blankenbyl, storia della più grande comunità al mondo di pensionati, in Florida, che vive circondata da agi e piaceri, sospesa dai problemi del presente e della prospettiva di un futuro.
Tra gli ospiti in calendario anche il regista Michelangelo Frammartino, considerato, con i suoi film “Le Quattro Volte” e “Il Buco”, uno dei registi dal linguaggio più innovativo e dall’anima green. A lui il festival conferirà il Premio Energie Rinnovabili.
di Elena Sofia Midena